
FATTORIA -LIBERI DI ESSERE SCHIAVI
REGIA
Paolo Alessandri
COSTUMI
Monica Raponi
CAST
Sophia Angelozzi
Ilaria Arcangeli
Alessandra Barbonetti
Selena Bellussi
Lucrezia Coletti
Daniele Flamini
Gabriele Namio
Vincenzo Paolicelli
SINOSSI
Otto animali, diversi per carattere e razza, si trovano a vivere in stato di SCHIAVITU’ (Capitolo 1). Sottoposti al comando del fattore, disprezzati e abusati, decidono di unirsi per dare vita alla RIVOLUZIONE (Capitolo 2), con l’intento di conquistare la LIBERTA’ (Capitolo 3). Riuscendo nel loro intento si troveranno a sperimentare la DEMOCRAZIA (Capitolo 4), fino ad allora perfetta sconosciuta. Si rende necessario darsi delle regole. Ma la gestione malsana della fattoria “democratica”, che vede emergere la figura del maiale come leader intellettuale, li trasformerà nuovamente in vittime. Da qui l’umanizzazione, vista come vera e propria traslazione negativa, degli inconsapevoli protagonisti. L’ EVOLUZIONE (Capitolo 5) porterà i nostri personaggi a dover prendere drastiche soluzioni ai problemi che intanto continuano a sorgere: violando le regole della Rivoluzione, uccidendo, giustiziando. Si insinua lentamente la presa di coscienza del fallimento, che genererà SENSO DI COLPA (Capitolo 6) verso gli eroi della Rivoluzione e verso sé stessi. Ormai tutto è cambiato, ma al contempo tutto tornerà ad essere come prima della Rivoluzione. I maiali, forti della loro intelligenza, hanno vinto sui compagni più deboli, rendendo gli altri liberi, sì, ma per la precisione LIBERI DI ESSERE SCHIAVI (Capitolo 7).
NOTE DI REGIA: Le piantagioni di cotone incontrano la fattoria di Orwell
Per rendere sin da subito chiara la condizione di schiavitù dei protagonisti, che si ritrovano a vivere una realtà che li costringe al lavoro ed alla privazione di qualsiasi diritto, il cast ha lavorato sullo stato emotivo e fisico degli afroamericani schiavi nei campi di cotone – o condannati ai lavori forzati negli istituti detentivi del Nord America – che per farsi forza e non cedere alle crudeltà a cui erano sottoposti intonavano “a cuore aperto” le Negro Prison Songs (documentate da Alan Lomax nel 1940 presso il tristemente noto Penitenziario Statale ‘Parchman Farm’). Lo spettacolo parte proprio da qui: dagli attori che, con posture animali, intonano gli stessi canti per sopravvivere alla ‘Fattoria’, e da mesi di scrittura scenica basata su improvvisazioni corporee e verbali, ispirate al romanzo di G. Orwell ANIMAL FARM, pubblicato il 17 Agosto del 1945. Una lungimirante opera letteraria che sfrutta il parallelo “Essere Umano // Essere Animale” per smascherare le miserie e le crudeltà di coloro che, una volta raggiunta la libertà, cedono alla corruzione del potere. Questa “Corruzione”, che in Orwell diventa crudele Satira Sociale, è il cuore centrale dello Spettacolo. Tramite un uso audace di corpi, suoni, voci ed immagini, che rimandano a concreti “animali umanizzati”, “FATTORIA” mostra al pubblico uno scenario suggestivo, drammatico, emozionante: dando corpo e voce ai ruoli antagonistici di ‘Essere Umano’ ed ‘Essere Animale’. Ruoli che, dapprima contrapposti, finiscono col venire fusi, dando alla luce una nuova, spaventosa Creatura: Il LIBERO SCHIAVO. Ovvero quel cittadino libero che, ormai assuefatto alla democrazia, cede pezzi della propria libertà in cambio di ‘rassicurazione’.
Debutto
Dicembre 2019
FATTORIA LIBERI DI ESSERE SCHIAVI- scatti del fotografo FRANCESCO MORMILE
FATTORIA-LIBERI DI ESSERE SCHIAVI - VIDEO
RASSEGNA STAMPA
